Tu non le puoi vedere; io, si.
Terse, rotonde, tiepide.
Lentamente vanno al loro destino;
lentamente, per indugiare più a lungo
sulla tua carne.
Vanno verso il nulla;
non sono che questo, il loro scorrere.
E una traccia, verticale, che si cancella subito.
Astri ? Tu non le puoi baciare. Le bacio io per te.
Sanno; hanno il sapore dei succhi del mondo.
Che gusto nero e denso di terra, di sole, di mare!
Restano un istante nel bacio,
indecise fra la tua carne fredda e le mie labbra;
infine io le prendo. E non so se erano davvero per me.
Perché io non so nulla.
Sono stelle, o segni, sono condanne o aurore?
Ne' guardando ne' coi baci ho imparato che cos'erano.
Ciò che vogliono resta là indietro, tutto ignoto.
E così pure il loro nome.
(Se le chiamassi lacrime nessuno mi capirebbe).
sabato 14 aprile 2007
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